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Sabato 18 Maggio 2024
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Energia e Macchine. L’uso delle acque nell’Appennino centrale in età moderna e contemporanea

Foligno (PG) - Nell’ottobre del 2007, dall’11 al 13, fu tenuto un interessante convegno nazionale a Colfiorito (Perugia) e Pievebovigliana (Macerata) su Energia e macchine. L’uso delle acque nell’Appennino centrale in età moderna e contemporanea promosso dai Comuni di Foligno e Pievebovigliana, dall’ICSIM, dall’AIPAI e altri enti. Le relazioni presentate nelle giornate di studio e i risultati ottenuti sono stati pubblicati dall’editore Crace, a cura di Fabio Bettoni e Augusto Ciuffetti.

Il volume, diviso in quattro parti, tratta dell’economia dell’Appennino centrale, delle acque e dell’utilizzo nei processi produttivi, del binomio energia e macchine, dai mulini alle centrali elettriche. La prima parte (Economie appenniniche, tecnologie e relazioni tra montagna e pianura) comprende il saggio di Paola Galetti che, dopo alcune considerazioni metodologiche, evidenzia la presenza dei mulini ad acqua, già dal VII secolo, nell’area appenninica e la loro diffusione. Fabio Bettoni e Augusto Ciuffetti trattano delle risorse energetiche e il loro impiego produttivo in un territorio con disponibilità di acqua, non omogeneo come l’Appennino umbro-marchigiano.

Nei primi anni del Novecento, ricordano gli autori, si apre una nuova fase energetica, con la trasformazione di alcuni mulini in centrali idroelettriche con diverse conseguenze.

Paolo Buonora analizza, anche con 10 figure, le vicende delle ruote verticali e orizzontali (di regola per la molitura del grano), costruite secondo tecniche tradizionali, presenti in diverse aree del mediterraneo, e la diffusione nell’area appenninica. Silvio Fronzoni cerca di rispondere a diversi quesiti sui mulini ad acqua presenti nella pianura bolognese, quando i mezzadri facevano macinare i cereali o i contadini ricorrevano ai mugnai e poi i vantaggi delle prime caldaie a vapore.

La seconda parte (L’uso delle acque in età medievale e moderna) inizia con il saggio di Nicola Mancassola sull’utilizzo dell’energia idraulica per fini alimentari e dei mulini nella Romagna, dall’alto medioevo all’età dei comuni e delle signorie con interessanti casi come a Bologna, Forlì, Ravenna, grazie anche a documenti arcivescovili.

Segue il saggio di Maria Elena Cortese, che ripercorre le vicende non facili dei primi “mulini in ferro” già dalla metà del XIII secolo e diffusi nel Trecento. Angelo Nesti, partendo dalla disponibilità di acqua e legname, indaga sulle strutture di alcune ferriere dell’Appennino toscano, sulle difficoltà e tempi di lavorazione, sugli investimenti in età moderna. Emanuela Di Stefano si sofferma sull’utilizzo delle acque lungo l’asse appenninico e subappenninico marchigiano, con fonti di archivi pubblici e privati, dal XIII al XVI secolo. L’attività molitoria, già presente dall’XI secolo, lungo la montagna di Foligno, in età moderna, è studiata con l’utilizzo di fonti d’archivio da Gabriele Metelli. Le vicende delle domus molendinorum e valcheriarum in mano alle famiglie nobili sono indicative anche di aspri dissidi per l’utilizzo delle acque. Bruno Marinelli nel saggio analizza mulini e gualchiere già presenti nell’anno mille nella valle del Menotre, in particolare tra Scopoli, Casenove-Serrone e Rasiglia, gestite direttamente dal patriziato cittadino e in diversi casi in affitto, tra Cinquecento e Seicento.

La terza parte del volume (Mulini ed attività produttive dall’età moderna all’età contemporanea) inizia con il saggio di Ivo Biagianti sulle diverse tipologie dei mulini nella Valtiberina Toscana, sino a quando l’elettrificazione e i mulini a cilindri ed elettrici hanno «soffocato quelli a palmento». In alcuni casi, diversi mugnai sono diventati imprenditori, come per esempio la famiglia Buitoni. Bernardo Tanucci si sofferma sugli opifici idraulici e i mulini nella Valle dell’Aso, oggi in provincia di Ascoli. Lungo il fiume Aso e affluenti erano presenti alla fine dell’Ottocento oltre trenta mulini da cereali, di cui soltanto uno è ancora operante. Tra la Valle dell’Aso e il Tesino, a Force un piccolo paese dell’alto Piceno si era affermata già dalla metà del Cinquecento la lavorazione del rame, studiata da Annamaria Albanesi. Grazie alla disponibilità d’acqua e l’impegno di privati, alla fine del ‘700 si era affermata la famiglia di “maglianti” Tanucci, il cui edificio richiede interventi di recupero. Patrizia Trivisonno analizza dal punto di vista architettonico alcuni mulini dell’Umbria meridionale.

Le costruzioni spesso distanti dal fiume, il materiale e le scelte insediative sono indicati nel mulino di Santa Rita a Cascia, quello della Pieve di sant’Anatolia di Narco e della torre di Azzano, che necessitano di finanziamenti per un recupero e riuso. Alessandro Bianchi, nel suo saggio frutto di indagini “sul campo”, tratta le vicende dei mulini della Valnerina, grazie anche ai catasti “Gregoriano” e “Fabbricati”, relativi al primo ventennio e al decennio 1870-1880, alcuni in mano ai privati, altri alla comunità e ordini religiosi ma in gran parte distrutti. Ilaria Zilli fa un’analisi dettagliata, a partire dal Settecento, di un’area come il Molise, legata alla cerealicoltura e pastorizia, ricca di sorgenti. Stretti sono i rapporti tra acqua, energia e macchine. Le prime centrali idroelettriche si “sovrappongono” ai mulini; l’industria molitoria era ancora “il volano dell’economia locale”. Costantino Felice indaga sull’industria molitoria e pastaia in un momento particolare e delicato anche per zone come Abruzzo e Molise.

Utilizzando fonti ministeriali e inchieste dell’Ottocento, evidenzia lo scarso utilizzo del vapore, ma non mancano aspetti di modernizzazione, anche se le industrie conservano per molto tempo elementi di arretratezza.

L’ultima parte del volume (Centrali e sistemi idroelettrici), inizia con Giuseppe Guanci che spiega le caratteristiche della Val di Bisenzio, del suo fiume nell’Appennino toscano e l’avvento dell’energia elettrica con tutte le difficoltà.

Tra gli aspetti innovativi, si inserisce il progetto della centrale elettrica diffusa. Renato Covino nel saggio relativo sulle centrali elettriche nell’Umbria meridionale, accanto ad alcuni elementi di sviluppo industriale, mette in evidenza il ruolo delle acque derivate dal Nero e dal Velino, campo poi “di battaglia” tra gli anni Dieci e Venti del Novecento. Sono sottolineati l’utilizzo delle acque, la svolta degli anni Ottanta e le vicende della SICCAG in concorrenza e scontri con altre società, poi la nascita del consorzio del Velino e infine la Società Terni «la cerniera del sistema elettrico nazionale» che dovrà «approvvigionarsi di energia sul mercato». Importante era conoscere le vicende energetiche di Colfiorito, sede del convegno nazionale del 2007. Fabio Bettoni si sofferma, utilizzando anche fonti archivistiche, sulle vicende e i progetti idroelettrici della Società Terni tra gli anni Trenta e Sessanta nel bacino umbro-marchigiano di Colfiorito. Andrea Tappi invece si interessa della produzione idroelettrica nel Lazio, tra Otto e Novecento, e gli interventi delle Società Anglo- Romana (dal 1925 Società Elettricità e Gas di Roma) e Terni. La parte quarta continua con il saggio di Marcello Benegiamo sull’industria idroelettrica abruzzese, dalla fine dell’Ottocento agli anni Sessanta, con il rapido decollo dell’Abruzzo «una delle regioni d’Italia all’avanguardia nel settore elettrico». Il volume si chiude con il saggio di Roberto Parisi sulle centrali idroelettriche del Molise tra Otto e Novecento e le testimonianze materiali presenti e i paesaggi “elettrici”. Un viaggio, in definitiva, tra storia e archeologia.

Nei ventitré saggi sono stati affrontati dagli studiosi di varie discipline con efficacia i temi dell’energia e delle macchine, cui si aggiungono gli interventi di Luciano Chiti e Antonio Conte dell’Enel produzione, sul ruolo e le difficoltà energetiche (pp. vii-ix), di Egidio Spada e l’introduzione di Fabio Bettoni e Augusto Ciuffetti. Il volume, senz’altro è riuscito – come scrivono Bettoni e Ciuffetti – a indicare un percorso storico «utile anche a coloro che a vario titolo, compreso il piano della politica e della pubblica amministrazione, si trovano oggi a dover affrontare i problemi, non solo quelli a carattere energetico, della montagna appenninica » (p. XXXI). [Franco Antonio Mastrolia]

 

[Fonte: Umbria OnLine]

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