Foligno (PG) - Foligno (Pg). Giovedì 11 novembre 2010 dalle 9,30 alle 13,00 a Palazzo Trinci “Etica degli interessi economici e dinamica delle opinioni”.
Abbiamo attraversato dalla metà del 2008 in poi la più grave crisi economica degli ultimi decenni. Paure e speranze, nuove strategie e antiche furbizie, rinserramento nel privato e ritorno dell’intervento pubblico, analisi statistiche su singoli comparti e ricerche di campo su singoli
territori, previsioni planetarie e arrangiamenti familistici, tutto si è intrecciato nella cronaca e nei
commenti di questi mesi.
La cosa non sorprende, visto che la crisi ha colpito e coinvolto vicende aziendali come occupazionali, di reddito come di consumo, di bilanci pubblici come di prospettive personali. Ha cioè messo in fibrillazione tutti gli interessi reali che stanno alla base della vita quotidiana dell’economia e delle sue tendenze di medio e lungo periodo.
Eppure nella cultura collettiva non si è affermata una dialettica degli interessi reali e dei soggetti che ne sono portatori; si è affermata invece una rincorsa di opinioni, una vera e propria esplosione
di opinionismo. Una valanga di valutazioni pessimistiche sull’urgano, la tempesta, il dramma che ci stava colpendo; una enfasi continuata nella “crisi peggiore dagli anni 30 in poi”; una ulteriore chiamata in causa di tutte le debolezze competitive accumulate negli anni (in tema di produttività, di fattore umano, di innovazione scientifica e tecnologica, ecc.); la previsione sconsolata che “nulla sarà come prima”; al massimo una diffusa condiscendenza a sua “spes contra spem”. Tranne lodevoli eccezioni, una ubriacatura di opinioni, più che una attenzione puntuale agli interessi reali in giuoco.
La cosa è comprensibile dal punto di vista del grande apparato mediatico, che vive di emozioni e quindi di opinioni. Ma è giusto che, fuori del calor bianco della crisi, si rifletta con calma sulla necessità di legare interessi ed opinioni, dinamiche reali ed opinionismo continuato, omportamenti dei soggetti economici e cultura collettiva. Una necessità non derogabile in ogni società complessa, ma più ancora nella nostra, spesso tentata da valutazioni di tono troppo generali. Dr. Giuseppe DeRita
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