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Lunedì 29 Aprile 2024
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Masterclass di musica medievale:Il segreto del Quattrocento?

Spello (PG) - Dal 30 Luglio al 4 Agosto 2012 si terra' il corso masterclass di musica mediovele dal titolo “Il segreto del Quattrocento?”
L’improvvisazione “a braccio” della poesia cantata, con accompagnamento strumentale, a confronto con il repertorio scritto delle frottole, barzellette, strambotti e odi del XV secolo.

Nelle corti italiane del XV secolo si potevano ascoltare, contemporaneamente, composizioni d’arte scritte dai maggiori autori e polifonisti fiamminghi, attivi alle fastose corti rinascimentali come maestri di cappella (si pensi a Josquin, Obrecht e Isaac, tra gli altri), alternate a forme musicali improvvisate popolaresche e grottesche. Questa unione di linguaggi diversi e il contributo di diversi compositori, come Tromboncino, Cara e importanti poeti dell’epoca, porta, verso la fine del secolo, alla creazione di un nuovo genere musicale, “la frottola” che, a sua volta, contiene molte altre forme musicali, tra le quali i prodromi del madrigale, la barzelletta, lo strambotto, l’ode, etc..

In questa miriade di generi alla moda ci sono, inoltre, nelle cronache dell’epoca, molti riferimenti alla poesia cantata e alle forme musicali improvvisate: un mondo sommerso per gli studiosi, abituati esclusivamente all’analisi delle fonti manoscritte e a stampa.

La conseguenza è stata che, dopo l’incredibile produzioni musicale del XIV sec., ci si trova improvvisamente in Italia con una mancanza di repertorio, almeno fino alla fine del ‘400.

Il problema della tradizione non scritta nella musica quattrocentesca italiana ha attirato l’attenzione di molti studiosi: tra i più importanti abbiamo Nino Pirrotta, che ha evidenziato tracce di una prassi esecutiva di tradizione orale nei repertori scritti, in alcune fonti tardo trecentesche e quattrocentesche, e ha rinvenuto brani anomali rispetto alla tradizione compositiva coeva, ritenendoli essere esempi scritti di una prassi orale.

Nei suoi studi, Pirrotta, ci mostra come l’accettazione di questa prassi esecutiva possa giustificare l’assenza di una vasta parte del repertorio nell’Italia del ’400, tanto da spiegare quale fosse finalmente “il segreto del Quattrocento” (per citare un termine del Torrefranca).

La tradizione non scritta e improvvisata era prassi talmente diffusa che i musicisti e i poeti che la praticavano erano contesi da tutti le corte italiane. Questa prassi era lontana da essere musica popolare nel senso moderno del termine, ma talmente specializzata e virtuosa che gli esecutori erano considerati dei divi assoluti: basti citare Pietrobono dal Chitarrino, Serafino Ciminelli dall’Aquila e Antonio di Guido a Firenze; ma, a parte i testi del Serafino Aquilano e le cronache che descrivono la loro arte, non ci è pervenuta una sola nota del loro repertorio.
Il Corso si pone l’obiettivo di ricostruire alcune di queste forme cantate e strumentali, messe a confronto con il repertorio scritto del XV secolo.

Docenti:

Canto: Patrizia Bovi

Liuto: Crawford Young

Arpa: Leah Stuttard

Lira da braccio: Igor Pomykalo

Musica d’insieme: Patrizia Bovi, Crawford Young

Per essere ammessi alla masterclass è necessario inviare curriculum dettagliato a:

info@centrostudiadolfobroegg.it

 

[Fonte: Umbria OnLine]

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